MR. VINILE. VAN MORRISON, UN VIAGGIO ASTRALE.

Van Morrison è un ragazzo di Belfast schivo, distaccato, silenzioso, con gli occhi intensi in cerca di  qualcosa che non ancora trovato. Ha lasciato la sua città natale e ora vive tra i boschi vicino Woodstock non lontano da Big Pink, la residenza storica del gruppo rock The Band, con sua moglie Janet che da lì a qualche mese gli darà una seconda figlia. Il percorso personale per arrivare nella terra degli hippy è stato difficile e intenso durante il quale ha inciso uno dei degli album più importanti della musica folk rock, Astral Weeks.

La storia inizia diversi anni prima quando il piccolo Van Morrison ascolta dischi blues di Leadbelly, Ray Charles, Woody Guthrie arrivati da oltreoceano in una casa vicino Cyprus avenue a Belfast, e si fa incantare da musicisti e ballerini di strada che suonano nel quartiere dove abita; un luogo estraneo al mondo “dove per capire e crescere devi farti un giro, parlare con la gente, incontrare persone”. Van è un tipo sveglio, canta e suona la chitarra in diversi  gruppi locali, tra cui i Them con cui incide il famoso brano Gloria, che in seguito entrerà nel repertorio dei Doors  e di cui Patti Smith ne fare una sua personale versione nell’album Horses.

Ma la figura di cantante beat che canta in playback nei show televisivi diventa stretta per lui. La sua idea di musica è un’altra, una musica intrisa di soul, jazz e di echi della tradizione folk irlandese suonata dal vivo ogni volta in maniera diversa. Bert Berns uno dei produttori dei Them gli offre l’occasione di incidere un album solista a New York. L’offerta gli permette di trasferirsi in America, dove può lavorare sulle sue idee. Registra l’ album  “Blowin’ your mind” da cui viene estratta la hit “Brown eyed girl“. Il promettente inizio della carriera del nostro però si interrompe con il decesso di Bert Berns alla fine del millenovecentosessantasette. Per sfuggire ai suoi produttori newyorkesi scappa a Boston. La scena artistica freak della città con i suoi personaggi folli, ambigui tra cui un giovane Lou Reed, più popolare da quelle parti che nella sua amata New York, stimolano ancora di più la creatività di quel cocciuto irlandese: tra alcool, blues e concerti in giro per la città Van Morrison butta giù le bozze in poesia di alcuni brani. La sua idea musicale sta prendendo la forma voluta.

Ritorna a New York entra in studio e registra  le canzoni che ha portato con se da Boston con un quartetto jazz di primo ordine, di cui fanno parte il contrabbassista Richard Davis, il chitarrista Jay Berliner, il batterista Connie Kay e Warren Smith al vibrafono. I quattro sessionman lo sentono parlare raramente, ma non serve, improvvisano intessendo un tappetto su cui Van Morrison recita, ripete frasi, inventa un linguaggio mistico come se si trovasse in trance, con un’ intensità e potenza evocativa da bardo medievale. L’album Astral Weeks diventa un viaggio in poesia tra paesaggi irlandesi in chiave soul jazz.

Alla sua uscita nel novembre del millenovecentosessantotto l’album vende pochissimo, ha pochi passaggi radiofonici e sparisce dai negozi in poco tempo. Negli anni un’aura di mistero lo fa diventare un disco da passaparola, ascoltabile solo tramite cassette pirata, finché nel millenovecentottantasette la rivista americana Rolling Stone lo inserisce al settimo posto nella classifica dei migliori album di sempre. Per molti è la scoperta di un tesoro rimasto sepolto per anni, per altri la conferma di trovarsi davanti a un capolavoro di un’artista che ha saputo portare il rock verso nuove direzioni. Tempo dopo, tra i boschi rigogliosi di Woodstock, Van Morrison scriverà un altro album memorabile, Moondance. Ma questa è un’altra storia…….

Paolo Mr. Vinile Marra

Massi

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