SANREMO, SONO (NON) SOLO CANZONETTE

Partiamo da un presupposto: le canzonette orecchiabili, tranne qualche caso raro, non ci sono più, o meglio, ormai è quasi impossibile scriverle.

La musica ormai è inflazionata e le idee si sono esaurite, anche causa di una produzione discografica frenetica, fagocitante che, negli ultimi trent’anni, ha dato vita a una regressione incontrovertibile.

Fischiettare una canzone sanremese è un esercizio sempre più difficile; sono finiti i tempi di “Nel blu dipinto di blu” di Modugno. In mancanza di motivetti da canticchiare sotto una doccia calda ci accontenteremmo almeno di qualcosa di migliore sotto l’aspetto qualitativo che in questa edizione “Baglioniana” si è notata a tratti.

I testi si sono incentrati su tematiche sociali o problemi interpersonali superando l’impasse del solito argomento “amore” fino a stesso. Molto interessante quello di Daniele Silvestri con “Argentovivo” sulla condizione giovanile nell’era delle nuove tecnologie, purtroppo edulcorato dal solito rapper “prezzemolino” di turno, neanche molto bravo. La scelta musicale variegata ha richiamato anche voci fuori dal coro sanremese con l’obiettivo di raggiungere una fetta di pubblico da una parte più giovane, dall’altra più esigente, coinvolgendo cantanti indipendenti-pop come Motta o band rock come i Zen Circus e i Negrita. Ma nonostante questo non si è evitato l’appiattimento musicale che riguarda tutta la scena musicale italiana di cui il Festival di Sanremo è un’istantanea sbiadita. Gli stessi super-ospiti, Ramazzoti, Venditti , Giorgia, Ligabue, Mannoia, ormai da diverso tempo, portano avanti concerti incentrati sul repertorio del passato, con auto-celebrazioni scansionate da anniversari e ricorrenze varie. Di materiale inedito interessante o altezza dei “vecchi” brani neanche l’ombra. E sul palco dell’Ariston si è capito chiaramente. Allora meglio la coppia Raf-Tozzi capaci di rispolverare “Gente di mare” riproponendola insieme all’internazionale “Gloria” di cui esiste anche una versione in cinese o Venditti che canta, indossando la solita montatura di occhiali, “Notte prima degli esami”, tema anti-generazionale e sempre attuale, perché come diceva il grande Eduardo De Filippo ” gli esami non finiscono mai”. Ma se ai Grammy awards duemiladiciannove, tenutesi negli Stati Uniti da poche ore, la fanno da padrona il country e l’hip-hop, come dire Loredana Bertè e Anastasio dalle nostre parti, allora il problema non è solo nostrano. Non sempre l’erba del vicino è più verde…

Paolo Marra

 

Massi

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