LA PASQUA DI ADRIAN MITCHELL

Mentre nel giorno di Pasqua del millenovecentosessantaquattro a Trafalgar Square, nel centro di Londra, imperversano i tafferugli tra la polizia e i manifestanti per il disarmo nucleare un giovane poeta di nome Adrian Mitchell decanta le sue poesie su un marciapiede nei pressi della National Gallery. La sua opera letteraria diventa portavoce di una lotta pacifica in cui i versi diventano più potenti di qualsiasi arma, sopruso o forma di razzismo. Dietro le sue rime anti-sistema si cela la voglia, e la sfida, di avvicinare i giovani ma anche il popolo nel suo insieme al mondo della poesia ormai diventato obsoleto ” abbattendo i muri del suo museo-tomba, imparando a sopravvivere nel corrosivo mondo reale”.

In una Londra degli anni sessanta pervasa dalla musica psichedelica, dai Beatles e dall’arte d’avanguardia, alcuni giovani poeti facenti parte della controcultura inglese, organizzano una lettura di poesie all’Albert Hall, in cui si era esibito qualche mese prima il menestrello del rock Bob Dylan. Un’occasione per affermare “uno spazio puramente poetico” attirando, nonostante una scarsa pubblicità fatta all’ultimo momento, più di settemila persone, la maggioranza dei quali totalmente estranee ai canoni accademici. Tra i poeti presenti all’evento Lawrence Ferlinghetti, Gregory Corso, Michael Horovitz, Allen Ginsberg e Adrian Mitchell. Ed è lui che incanta e nello stesso tempo scuote le coscienze degli astanti con la sua poesia ” To Whom it may Concern” ( a chi può preoccupare”) scritta dopo aver visto in televisione le atrocità insensate della guerra in Vietnam, che recita “metti i tuoi bombardieri dentro, metti fuori la tua coscienza, prendi l’essere umano e lo pieghi… riempi le mie orecchie di argento, attacca le mie gambe in gesso. Dimmi bugie sul Vietnam”.

In seguito Adrian Mitchell aggiungerà altre rime alla poesia, facendone una versione potremmo dire remix, in occasione di altre tante guerre, accusandone apertamente i fautori, “Dimmi bugie, dimmi bugie sull’Afghanistan, dimmi bugie su Israele, dimmi bugie sul Congo, dimmi, dimmi bugie, signor Bush, dimmi bugie Mr BB-Blair, Brown, Blair-Brown…”

Come Bob Dylan, Adrian Mitchell è diventato nel tempo il cantore del popolo, deridendo il potere, denudandolo delle sue false apparenze. Nel farlo ha guardato dritto negli occhi dei suoi lettori, alla loro stessa altezza, senza fronzoli e vanità non corrisposte, perché come usava dire ” La maggior parte delle persone ignora la maggior parte della poesia perché la maggior parte della poesia ignora la maggior parte delle persone”. 

 

Paolo Marra

 

Massi

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