Per secoli i nomadi e i viaggiatori nel deserto si sono interrogati sull’origine del misterioso suono basso, simile a un ronzio, a volte simile a un gemito che era ed è possibile udire mentre si percorrono enormi distanze tra le dune silenziose.
Marco Polo e Charles Darwin sono solo due degli illustri commentatori di questo fenomeno narrato nei loro racconti di viaggio e osservato direttamente da Darwin nel suo viaggio in Cile.
Solo dal XIX secolo la curiosità scientifica e i primi studi danno delle risposte: non tutte le dune cantano, ma quelle che lo fanno sono composte da sabbia asciutta in granelli ordinati che, sfregando uno sull’altro quando la sabbia scivola lungo il fianco della duna per effetto del vento o del calpestio, producono un suono.
Una ricerca pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters sostiene che si può arrivare fino a 110 decibel su un’unica frequenza o “cantare” più note contemporaneamente: tutto dipende dalla dimensione dei granelli e dalla velocità dello scorrimento. Non influisce invece la dimensione o la forma della duna, né le vibrazioni del terreno sottostante.
Il moto sincronizzato dei singoli granelli compie questo miracolo acustico, per cui non resta che predisporre le orecchie ad ascoltare questo incredibile spettacolo sonoro.