UN SALOTTO AL VOLO

Il trolley in una mano, il naso all’insù verso il tabellone luminoso alla ricerca del prossimo volo in partenza. Quanti di noi si sono ritrovati a vivere questa scena in un qualsiasi aeroporto del mondo. Luogo magico, anticamera del viaggio, sinonimo di cambiamento, di allontanamento da qualcuno a noi caro o di riavvicinamento, un non-luogo, come scriveva lo studioso francese Marc Augè nel suo studio antropologico-naturale, dove l’attesa si intreccia con l’emozione di affrontare una nuova avventura o con il desiderio naturale di tornare a casa. Gli aeroporti sono diventati nel tempo vere città in miniatura dove andare a passaggio, fare spese, bere un drink , incontrare persone, a volte innamorarsi o guardare semplicemente un’aereo partire, con nel cuore una certa nostalgia. In alcuni possiamo trovare veramente di tutto, anche mostre itineranti e, come nello scalo di Singapore-Changi considerato il migliore al mondo nel duemiladiciotto, una clinica, due cinema, un hotel e una terrazza panoramica con più di cento specie di cactus. Strutture progettate anche per essere eco-sostenibili. Ne è un esempio l’aeroporto di Barajas a Madrid progettato dall’architetto Richard Rogers e dall’Estudio Lamela; finestre grandi permettono di sfruttare la luce solare assicurando un notevole risparmio energetico. Inoltre i soffitti del terminal sono costituiti da tavole di bambù in armonia con il concetto di “edificio intelligente“, costruito per essere in totale armonia con il territorio circostante, abbassando nel tempo i costi di gestione. La prossima volta che prenderete un’aereo, fermatevi,  guardatevi intorno e ricordatevi : l’aeroporto non è solo un luogo di transito ma anche uno “spazio per pensare”.

Paolo Marra

Massi

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