GETZ/GILBERTO: INCONTRO E ALCHIMIE

L’album Getz/Gilberto rappresenta quell’incontro, così raro da sembrare irreale, capace di fissare in un momento tutte le alchimie del mondo: la Bossa Nova brasiliana e il Cool Jazz newyorkese condensati in un flusso travolgente di sensualità, sognante poetica e dolori vissuti.

Deus ex machina del progetto è il produttore della Verve Records Creed Taylor, uno abituato a puntare sul cavallo vincente. Tempo prima aveva fondato la Impulse! promuovendo nuove forme di jazz  con lo slogan “The New Wave in Jazz”. Mette sotto contratto nomi del calibro di Ray Charles, Gil Evans, Oliver Nelson e John Coltrane aprendo la strada del free-jazz al mercato discografico. Creed Taylor introduce un’attenzione maniacale per la veste grafica con copertine ad apertura a libro (gatefold), fotografie dei musicisti scattate dai migliori fotografi del periodo, note di copertina firmate da autorevoli critici e la scelta di usare l’arancione e il nero come colori distintivi dell’etichetta.

Tempo dopo, diventato direttore della Verve Records, Creed Taylor viene affascinato dalla musica brasiliana, e in particolare dalla Bossa Nova. Fiutandone le potenzialità commerciali  gioca di anticipo rispetto agli altri produttori musicali dell’epoca portando in sala di incisione a New York, nel millenovecentosessantatré, il compositore e pianista Antonio Carlos Jobim.  Nella stesso anno viene realizzato, insieme al sassofonista americano Stan Getz e il chitarrista Luiz Bonfà, l’album “Jazz Samba Encore!“,  il quale non dà gli stessi risultati sperati del precedente “Jazz Samba”, registrato dal sassofonista insieme al chitarrista Charlie Byrd. Non contento Creed Taylor chiama alla sua corte il cantante e chitarrista brasiliano Joao Gilberto, insieme a Jobim,  iniziatore della Bossa Nova.

Con  la sua voce sottile, ma espressivamente potente, il pizzicato verso il basso dell’incedere incalzante della chitarra è il tassello mancante di un quadro quasi perfetto. Quando Joao si aggiunge a Getz e a Jobim in studio per incidere alcune session rimaste storiche agli A&R Studios di New York  il gioco è fatto; Creed Taylor capisce di aver finalmente trovato la formula perfetta.  Per dirla con le sue parole “qualcosa di veramente nuovo”.

Dal mazzo Creed Taylor riesce a tirare fuori un’altra carta vincente: fa cantare il celeberrimo brano “The girl from Ipanema” a Joao insieme alla moglie Astrud. Lei semplice interprete e accompagnatrice del marito nel viaggio americano, e con nessuna esperienza professionale alle spalle, si ritrova ad avere la chance della vita, e non la spreca. Il brano insieme al disco, uscito per motivi promozionali nei primi mesi del millenovecentosessantaquattro, si rivela un successo clamoroso a livello internazionale, secondo nella classifica Billboard solo ai Beatles, sdoganando di fatto la Bossa Nova in tutto il mondo. Per motivi commerciali la voce di Joao Gilberto su quarantacinque giri viene impietosamente tagliata in fase di post-produzione.

I brani suadenti, a tratti sensuali creano un’immagine del paese verde-oro costruita su immaginari di spiagge assolate, cocktail freddi e donne bellissime, come la musa ispiratrice Heloìsa “Helo” Pinto, la “Garota di Ipanema” descritta da Jobim nell’omonimo brano. Ma dietro l’immagine da cartolina si cela qualcosa di più profondo: una struggente malinconia velata di tristezza per un passato non vissuto fino in fondo, per un futuro incerto, la dolorosa mancanza  per qualcosa o qualcuno che non c’è più a riempire i vuoti lasciati dal passaggio delle nostre fragili esistenze. La Saudade lusitana si tinge di Blues, regalandoci un album senza tempo. Anni dopo il nostro Pino Daniele chiamerà questo stato dell’anima “Ippocundria”. Ma si sa, tutte le musiche e le parole nascono a Sud del Mondo.

Dedicato a Joao Gilberto scomparso il 6 Luglio 2019 

Paolo Marra

 

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