QUATTRO. STAGIONI. NOTE. RICORDI?

Ho sempre avuto la convinzione che siamo inclini a memorizzare determinati ricordi perché associati alle emozioni.

Alla fine è davvero così e in più nei miei ricordi, le emozioni sono collegate alla musica. Non c’è nulla che non sia affiliato a una composizione armonica nella mia vita. Ed è così che per me esistono anche le stagioni, posso ricollegarle in un attimo non solo ai ricordi di un vissuto, ma anche alle canzoni.

Partiamo dalla stagione proibita, affascinante e tremenda. “Odio l’estate” diceva Bruno Martino…sono d’accordo con lui.

Estate è la stagione dove paradossalmente conservo i ricordi più spensierati, quelli carichi di sole alleviato da coca-cola fredda con limone, contornato da flash in discoteche all’aperto tra Palma, Mykonos, Ibiza e Croazia.

E poi una valanga di salsedine e pesce alla griglia, di sonno mai recuperato spalmato di crema idratante su una pelle tiratissima e nera nel mio caso, e di tramonti che commuovono ogni volta come se fosse la prima. E in sottofondo c’è … “Bella” di Jovanotti. Quei primi 30 secondi, composti da note così onomatopeiche che non possono non ricordarti le cicale, le regine dell’estate che Esopo ha piazzato in una maniera così antipatica rispetto alle formiche, e inutilmente cambieranno ruolo nel tuo immaginario infantile.

Alla fine è un’illusione, l’estate è un fiammifero rosso fuoco che divampa per qualche secondo, eternamente, e poi lascia spazio a un grigio inafferrabile. Eppure ogni anno mi inganna, mi illude del suo incantesimo e non posso fare altro che lasciarmi stregare.

Scendendo nel calendario eccolo lì, il foliage! L’autunno sa di ripartenze, di promesse fatte al vento che forse non manterrò di nuovo, di scuole che quest’anno non sono iniziate praticamente mai.

Questa stagione è però più concreta, ti fa tornare con i piedi per terra anche in maniera un po’ traumatica. Ma quel rosso, quel giallo, quel marrone così intensi che colorano quelle foglie incantevoli che ti rimangono appiccicate alle suole degli stivali anti-pioggia, sono come quei memo che ti dicono “E’ ora”, puntuali. E “Sunrise” di Norah Jones, dolce, leggera e intensa devo dire che in qualche modo mi indirizza a tirarmi su ogni mattina autunnale con una certa speranza di risoluzione.

Cannella, cioccolata, incenso. Bianco. Vabbè, l’inverno per me è prettamente il Natale e tutto ciò che possa addobbarlo. E sicuramente Michael Bublé, George Michael e Mariah Carey, insieme a coperte di lana, renne, lucette e regali mi aspettano con il loro repertorio sotto l’albero di Natale.

Ma per me l’inverno è cantato da Louis Armstrong. Un suo capolavoro rievoca una vecchia segreteria telefonica che insieme a mamma e papà avevamo fatto quando avevo circa 4 anni e molti centimetri di altezza in meno di adesso. “What a wonderful world” è come un sussurro, una poesia ovvia che ti ricorda i colori e la bellezza in una stagione in cui il sole tramonta troppo presto.

E’ la colonna sonora dell’inverno della vita, la stagione che avvolge la fine di ogni anno e il momento in cui, sospesa per un attimo, mi ritrovo a fare i conti con me stessa.

E infine, Moby con “Porcelain” metaforicamente posso paragonarlo all’effetto del vento e del freddo che per tre lunghi mesi se non di più la nostra pelle ha subito rendendola fragile, di porcellana.

Eppure la primavera apre gli orizzonti per l’inizio di una stagione in cui tutto rinasce e tutto sembra prendere vita per la prima volta, in cui la voglia di uscire viene a galla (sperando non sia affogata dal lockdown) in cui come ci ricorda Loretta, la fretta non c’è e non ci sarà manco questa volta!

Io ci credo davvero che la vita è una colonna sonora da comporre, ogni giorno.

Giulia Di Filippo

Massi

Lascia un commento