ENERGIA SOGNATA

Nell’ultima settimana, tre persone hanno detto di avermi sognata.

Siamo sognatori, ho pensato! Ma nel senso che dormiamo poco di un sonno interrotto e capita spesso che ce li ricordiamo, i sogni; ce li raccontiamo di corsa con messaggi vocali senza capirli per non perderli. Un affannatissimo cercare di mettere radici che fa di noi una generazione stanca.

Stanchi di che, però? Quanto di questa stanchezza ha a che fare con l’energia? Ho fatto un giro su Medium digitando personal energy e ho scoperto che nessuno su quella piattaforma nega il problema. Sembra proprio che in qualche modo ci prosciughiamo. Tanti gli articoli sull’energy management e tutti prodighi di soluzioni: ecco la mia esperienza, fai così, evita questo, potenzia quello, tutto un tracciare mappe e fare liste legato a stretto giro con il Tempo, l’inflessibile imperativo vuoto dei nostri giorni.

Ci sentiamo stanchi e senza energie, a prescindere dalle cose con cui  affolliamo la vita, perché le nostre attività sono energy takers o energy givers. Siamo affaticati dopo una corsa, eppure ci sentiamo rigenerati. Quando ci dichiariamo senza energie, invece, siamo stanchi senza rimedio, sfiancati di qualcosa che ci tiene a terra, tristi.
Anche le immagini che usiamo ce lo disegnano: sentirsi svuotati, feeling low, sentirsi giù, tutto ci parla di una forza che ci consuma e ci paralizza.

Cosa salviamo, allora, di tutti queste liste di consigli? Io vi direi l’ascolto. Siamo corpi e succede tutto lì dentro, ma a frequenze che a volte non captiamo forse perchè semplicemente non c’è campo.
E lo so da quando so che gli alberi cantano.
Più o meno. Me lo hanno spiegato i volontari FAI a Villa Gregoriana, in una caldissima giornata di giugno.
Grazie a un dispositivo che traduce gli impulsi bio-elettrici generati dalle piante in suoni armonici, quella che sentivamo in tempo reale era musica. Funziona così: le micro-correnti vengono inviate tramite bluetooth a un’applicazione dedicata con cui scegliere gli strumenti o effetti audio.

La cosa più sorprendente? Quando il volontario ha appoggiato la mano sulle foglie la musica si è fermata come in un breve fremito di emozione generato da quel contatto. A volte è diffidenza.

Ogni albero o pianta è perfettamente cosciente – dice il CEO & Founder di Plants Play Edoardo Taori – di ciò che succede nell’ambiente che la circonda, e reagisce a stimoli esterni elaborando soluzioni intelligenti. Tutti i loro processi biologici, insomma, corrispondono a variazioni elettriche, e non hanno bisogno di un cervello, perché hanno più di quindici sensi. Si ascoltano, ci ascoltano, cantano.

Insomma, le piante sfruttano l’energia per raccontarci come stanno. Basta porsi in ascolto. E noi? Siamo solo campi magnetici senza l’app giusta?

A volte l’app non serve, basta un albero o una canzone, che hanno più cose in comune di quanto pensavamo.

Laura Libbi

Foto: Massimiliano Bosco – Tutti i diritti riservati 

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