John Lennon è morto. Nel millenovecentottanta io e la mia famiglia abitavamo in un piccolo appartamento. Mio padre aveva da poco acquistato un televisore a colori in occasione dei Campionati Europei di calcio in Italia, gli Azzurri persero la possibilità di giocarsi la finale pareggiando a reti inviolate con il Belgio. Vidi quasi tutte le partite gustandomele dalla tv appena comprata che era stata installata in camera da letto.
Il televisore della musica e delle mie serate solitarie dove potevo godere delle mie passioni oltre il calcio e la Lazio era però in cucina, un piccolo televisore Phillips, credo fosse un quattordici pollici, posizionato sopra il frigo. Ovviamente senza telecomando, con due sole manopole, una per la sintonizzazione manuale, l’altra per il volume.
Per vederlo e soprattutto per ascoltarlo bene mi sedevo sul tavolo che posizionavo vicino il frigorifero, la famiglia se ne andava a letto e io mettevo le basi per far crescere le mie conoscenze in campo musicale grazie a trasmissioni come Mister Fantasy, condotta da Carlo Massarini, Odeon, ecc….
Avevo tredici anni. Per me i Beatles erano una sorta di nuvola al di sopra di ogni cosa, inaccessibili fisicamente, iconici ed immateriali. L’idea solo di ascoltare la voce di John o di George, il mio Beatle preferito, sdraiato sul letto nelle trasmissioni speciali su Radio Rai mi sembrava un privilegio unico, un momento epico.
“Questa è la voce di John, ma ti rendi conto!” pensavo tra me e facevo in modo di tatuarmi quelle parole, quel suono, quelle voci nel cuore oltre che nei ricordi, l’estasi di vivere un momento unico e tutto mio.
Ovviamente essendo festa, non andai a scuola. Mio padre mi disse che era morto John Lennon ed io passai l’intera giornata davanti al piccolo apparecchio video ascoltandomi le canzoni dei Beatles che venivano trasmesse da una emittente locale. Su un tavolo, in cucina. Io e John.