TASTO, MARTELLETTO, INSOMMA SCRIVO

Schiacci un tasto, un martelletto si alza e trasferisce l’inchiostro da un nastro a un foglio di carta imprimendo il carattere scelto; subito dopo, uno scatto fa avanzare un carrello, dove è posizionato il foglio, per la stampa successiva. Un’ immagine rimasta nella memoria collettiva di intere generazioni. La macchina da scrivere ha rivoluzionato il modo di scrivere del secolo scorso. Da un lento processo artigianale della scrittura a mano di un manoscritto fatto di calamai, pennini, penne stilografiche o semplici biro, a un processo meccanico in cui la macchina asseconda la velocità di pensiero di chi scrive, consentendo la stesura di articoli, testi o documenti in un tempo minore. D’altronde, la metà del secolo scorso ha segnato la velocizzazione delle attività umane; ottenere il migliore risultato nel miglior tempo possibile. Il mestiere della dattilografa assurge proprio a questo compito. Nato nella seconda metà dell’ottocento con l’avvento della macchina da scrivere prodotta dalla Remington & Son, un’azienda americana, segna l’emancipazione lavorativa delle donne, fino ad allora relegate a svolgere lavori sottopagati e poco gratificanti. Sono in prevalenza loro che svolgono questo lavoro negli uffici, battendo centinaia di parole al minuto sotto dettatura. Un mestiere che non è certo scomparso. La tastiera di un computer è uguale a quella di una vecchia macchina da scrivere, con in più gli accorgimenti tecnologici del caso. Ed è proprio questa somiglianza ad attirare l’attenzione di Steve Wozniak, cofondatore di Apple, quando un giorno vide appoggiata su uno scaffale una macchina da scrivere con dietro lo schermo di un televisore, ed immaginò il computer. L’utilizzo di dispositivi elettronici che contengono programmi di videoscrittura ha reso la macchina da scrivere un oggetto obsoleto, spesso dimenticato in un angolo della casa, a prendere polvere. Eppure ancora oggi diversi scrittori e artisti non possono farne a meno. Tra questi Joyce Carol Oates, Neil Gaiman, Nick Cave, Danielle Steel, Amy Tan e George Clooney. Poi c’e chi, come Tom Hanks, ne ha collezionate più di cento. Quello che appassiona lo scrittore, anche non professionista, è la musicalità della macchina da scrivere. Il “ticchettio” cambia in base all’intensità con cui vengono pigiati i tasti, come un pianista con il suo strumento. Un suono talmente unico da diventare centrale nel celeberrimo brano di Leroy Anderson “The Typewriter” dove la macchina da scrivere si trasforma in un strumento solista accompagnato da un’orchestra. Un modo per celebrare la macchina che ha trasformato le parole in immagini visive.

Paolo Marra

Massi

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