L’aeroporto è il crocevia di vite che si muovono verso latitudini diverse. Punto d’arrivo e di partenza o viceversa. Ma in casi come quello di Mehran Karimi Nasseri diventa un luogo da cui non si può uscire o entrare, un rifugio forzato per chi non è cittadino del mondo. La sua storia inizia in Iran nel millenovecentosettantasette quando gli viene tolta la cittadinanza ed espulso a causa della sua opposizione contro lo Scià Reza Pahlavi, l’ultimo monarca dell’Iran prima della rivoluzione Islamica. Si rifugia in Belgio dove ottiene lo status di rifugiato politico. Nel millenovecentottantotto decide di andare in Gran Bretagna alla ricerca della madre, un’infermiera scozzese la quale aveva sposato il padre, un medico di nazionalità iraniana, ma nel tragitto perde i suoi documenti e viene respinto all’aeroporto inglese di Heathrow. Ma avendo lasciato volontariamente il Belgio perde tutti i diritti di rifugiato politico ed è costretto a ritornare in Francia, dove però viene arrestato per essere entrato illegalmente nel paese e incarcerato per tre mesi. Una volta uscito dal carcere fa perdere le sue tracce. Tempo dopo, nel millenovecentonovantadue, viene ritrovato nella sala partenze del Terminal 1 dell’Aeroporto Parigi- Charles de Gaulle dove ormai vive d’anni. Non può essere espulso dalla Francia, avendo il tribunale stabilito che è entrato legalmente nel paese, ma allo stesso tempo non può risiedere sul territorio francese non essendo in possesso dei documenti, ne essere ospitato da un’altra nazione. Intanto lui seduto a un tavolino della sala d’aspetto dell’aeroporto legge, scrive un diario della sua vicenda personale e dorme. Con le offerte dei viaggiatori e pacchi della croce rossa riesce ad andare avanti finché, dopo diciotto anni, nel duemilasei, a causa di un malore, viene ricoverato e in seguito, una volta dimesso, ospitato per ragioni umanitarie in una casa-assistenza.
La sua autobiografia, scritta con un giornalista inglese durante la detenzione nella casa-aeroporto francese diventa famosa in tutto il mondo, al tal punto da diventare un film dal titolo “The Terminal” diretto dal regista Steven Spielberg. Immaginiamo Karimi Nasseri, l’apolide più famoso del mondo, nella sua nuova residenza parigina, intento a guardare in televisione il film della sua storia, ma stavolta senza il rumore degli aerei in sottofondo…
Paolo Marra