LONDRA – Se prendendo la Piccadilly vi capitasse di leggere sui muri della stazione Clapton is Mod, allora leggereste la più sensata critica musicale che vi possa capitare nella Londra di questo fine 1967.
La sua esibizione al fianco degli Who di Pete Townshend al Monterey Pop Festival ha infatti lasciato il segno. E non solo sui muri. La raffinata arte chitarristica di Clapton ha infatti riscritto le regole del genere e gli equilibri all’interno della band. Se nella prima parte della loro carriera gli Who avevano infatti scritto le più complesse partiture bassistiche fin qui prodotte, grazie al felice scambio di consegne fra Townshend ed Entwistle, con il primo più a suo agio con parti ritmiche ed il secondo al contrario felice di tessere melodie complesse con il suo Fender Precision, ora i giochi sono cambiati.
Sulla collina di Monterey, Clapton ha ricamato linee musicali precise e assoli fulminanti, lasciando (si fa per dire) a Townshend la responsabilità di riff fulminanti che hanno fatto tremare la collina con il ballo dei 200 mila presenti al Festival. Entwistle ha legato il tutto con la sua consueta sapienza ritmica.
Unico neo? Clapton, al contrario del collega Pete, non spacca chitarre, non la sua Cherry Red ES 335 del ’64 comunque. Se ne farà una ragione la Gibson, che ancora non ha trovato uno sponsor musicale “devastante” come i tanti che hanno fatto impennare le vendite della Fender.