INTERVISTA A SANDRA COSTANTINI, IL CROSSROAD JAZZ

“Crossroads, che significa incroci, viaggia dall’inizio alla fine lungo questo grandissimo territorio della Regione Emilia-Romagna, una delle più vaste regioni d’Italia, toccando ventiquattro città in tre mesi e mezzo di concerti, sempre on the road”

Così si espressa, durante l’intervista che ha rilasciato alla redazione di Note di Viaggio, Sandra Costantini direttrice artistica del Crossroads jazz festival, presentando la manifestazione itinerante che comprende anche il Ravenna Jazz. Con più di cinquecento artisti e settanta concerti in diverse location della Emilia-Romagna il festival offre agli appassionati una variegata scelta musicale, ma sopratutto una qualità artistica fra le più prestigiose a livello internazionale. Musica napoletana in chiave jazz, ritmi provenienti dalla America Latina, avanguardia, nu-jazz, atmosfere retrò, soul, funk, musica mediterranea e nuove sperimentazioni compongono un colorato mosaico affascinante e coinvolgente, come quelli per cui la città di Ravenna è famosa in tutto il mondo. Ogni artista porta con sé il bagaglio della tradizione musicale e popolare del proprio paese mettendola al servizio dell’improvvisazione e dell’interplay fra i vari esecutori e del pubblico. Un crocevia di linguaggi sonori, espressioni, tendenze e costumi diversi provenienti da ogni latitudine del globo: Cuba, Giappone, Stati Uniti, Nord Europa, Africa, Italia…

Siamo giunti alla quarantaseiesima edizione del Ravenna Jazz, qual è la chiave del successo di questo festival?

Intanto la sua tradizione, è radicato ormai da anni nella città ma anche nel panorama nazionale e internazionale; è il festival più antico d’Italia per continuità, non ha mai saltato un’edizione e negli ultimi anni abbiamo trovato questa formula coinvolgente di fare in dieci giorni una kermesse continua con concerti tutti i giorni, ci sono concerti sia il pomeriggio che serali, che si dividono tra il principale teatro della città, il bellissimo Teatro Alighieri, e nei club sparsi sul territorio della provincia, della città e dei suoi dintorni.

Facciamo un bilancio, come è andato il Ravenna Jazz che si è appena concluso?

Abbiamo visto cose molto interessanti, grandi conferme ma anche belle scoperte. Le conferme sono state per esempio i New York Voices che si sono esibiti ieri sera con standing ovation finale, sono stati richiesti ben tre bis, hanno fatto uno spettacolo strepitoso. Massimo Ranieri con il suo progetto sulla canzone napoletana rivisitata in chiave jazz, per questo se circondato di jazzisti di grande importanza del nostro jazz italiano da Enrico Rava, Rita Marcotulli, Stefano Di Battista. Scoperte invece, il chitarrista americano, giovane ma già alle stelle Mark Lettieri, fa parte del collettivo degli Snarky Puppy, che ha fatto un concerto con il suo trio molto partecipato e ha tenuto un seminario molto interessante con una trentina di chitarristi come allievi.

Massimo Ranieri

C’è una nuova vita nel panorama jazz, dopo un periodo di involuzione in Italia ci sono nuovi artisti che lo stanno rinnovando, e così?

Si assolutamente, il jazz italiano sta vivendo un momento d’oro già da un po’ di tempo, ci sono grandi interpreti e musicisti che stanno crescendo e si stanno imponendo sulla scena. Oltre ai “vecchi leoni” come Enrico Rava, che quest’anno compie ottant’anni, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso che continuano a sperimentate, inventare, creare, mettendosi in discussione, crescendo insieme ad artisti giovani che scoprono e coinvolgono nei loro gruppi. In sintonia con la natura del jazz, di essere in continuo movimento, in continua creazione.

Parliamo dell’evento “Pazzi di Jazz Young Project” come si sviluppa questo progetto?

Un progetto giunto quest’anno alla sesta edizione, per alcuni mesi prima dell’evento concertistico finale si tengono dei laboratori, degli incontri nelle scuole e nei teatri dove vengono le classi delle varie scuole di Ravenna, guardano filmati d’epoca, ascoltano aneddoti, curiosità raccontate da Enrico Rava, che esegue anche dei brani quest’anno dal songbook di Duke Ellington, e dallo storico del jazz Francesco Martinelli. In parallelo a questi ci sono i laboratori di musica pratica dove vengono formati gli organici per l’evento finale con duecentocinquanta bambini sul palco insieme all’orchestra e agli insegnamenti, tra cui lo stesso Enrico Rava.

Enrico Rava

Forte anche la presenza femminile nell’ambito del Festival, il ruolo della donna sta diventando più centrale anche nel panorama Jazz?

Le condizioni sono cambiate, alcuni pregiudizi sono crollati; il Jazz ha aperto le sue porte alle grandi interpreti femminili, ed era ora. Sono sempre più brave, creative, non sono solo cantanti ma anche compositrici e musiciste. Hanno preso il loro giusto ruolo in questo mondo che fino a poche decenni fa era completamente affidato agli uomini. Nel nostro cartellone abbiamo avuto la violinista e cantante cubana Yilian Canizares, la pianista e cantante norvegese Rebekka Bakken e una giovanissima, poco più che ventenne, Lisa Manara, una cantante emergente con una voce strepitosa, lei si è dedicata a un repertorio che è quello della musica africana.

Come ha reagito il pubblico ai concerti nei piccoli club della città, che ha visto la presenza di giovani talenti poco conosciuti in Italia?

La dimensione nei club è più intima e di conseguenza la gente ci viene più volentieri, piuttosto che in un teatro più grande che ti fa sentire più distante. C’è un contatto più diretto, si crea un feeling tra il pubblico e gli artisti e spesso ci sono delle vere e proprie interazioni.

La manifestazione continua e si sposta da stasera a Correggio, al Teatro Asioli, quale sarà il programma dei prossimi concerti?

Fino al primo giugno avremo dieci concerti: Paolo Fresu in trio con Dino Rubino e Marco Bardoscia con un omaggio personale a Chet Baker, Enrico Rava che incontra i suoi Friends, la pianista giapponese Makiko Hirabayashi e la ritmica danese composta da Jesper Bodilsen e Morten Lund , poi una serata completamente dedicata a Javier Girotto con il nuovo trio e il suo gruppo che condivide insieme a Fabrizio Bosso, poi ancora il trombettista americano Rob Mazurek e Derek Brown con una tecnica al sax tenore innovativa che ha battezzato BEATBoX Sax, non solo suona il sax ma lo percuote e nello stesso tempo canta. Strepitoso.

La cantante Lisa Manara


Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren

Intervista a cura di Paolo Marra

Massi

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