FRA MAURO E IL MAPPAMONDO

Fra Mauro era un monaco camaldolese forse veneziano. La congregazione camaldolese dell’Ordine di San Benedetto è una congregazione monastica cattolica fondata negli anni venti dell’anno mille da San Romualdo, monaco benedettino. Alla congregazione fu dato il compito di coniugare la dimensione comunitaria a quella solitaria, espressa, architettonicamente, dalla presenza sia dell’eremo sia del monastero.
Fra Mauro diventò presto un famoso autore di carte geografiche e topografiche, fondò e diresse, nel convento di S. Michele a Murano, una scuola di cosmografia, ma soprattutto divenne famoso nel “formar mappamondi”.

La fama di Fra Mauro, come cartografo, si diffuse nelle nazioni circostanti tanto che, alla metà del millequattrocento, il re Alfonso V di Portogallo gli ordinò il disegno di un mappamondo, ora perduto, che era custodito nel monastero di Alcobaça in Portogallo alla fine del diciottesimo secolo.

Ma Fra Mauro occupa un ruolo fondamentale nella storia della cartografia per un altro mappamondo, quello conservato nella superba Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.

Il mappamondo è orientato con il Sud in alto, non è firmato né datato; c’è solo un’iscrizione che lo rende l’effettivo ideatore e realizzatore, «fato a contemplation de questa illustrissima Signoria», ovvero la Signoria di Venezia, la quale come riconoscenza, conia una medaglia con la sua effigie.

Dal millequattrocentosessanta il mappamondo fu custodito nella chiesa, accanto al coro, per essere ammirato come una preziosa reliquia; quindi fu sistemato in un’aula apposita denominata «il Mappamondo» e fu fatto poi trasportare dall’abate Francesco Gherardo Erizzo nella biblioteca del convento nel milleseicentosessantacinque. Con l’avvento di Napoleone e la soppressione del monastero, nel milleottocentoundici il mappamondo fu trasferito nel salone Sansovino della Biblioteca Marciana, che diventò una sede del viceré napoleonico. Collocato, con la Libreria, nella sala del Maggior Consiglio di palazzo ducale e poi nella sala detta dello Scudo o delle Carte geografiche, il mappamondo tornò alla Marciana nel millenovecentoventiquattro,  sistemato all’ingresso del salone Sansovino dove viene ancor oggi conservato.

Il disegno del mappamondo, membranaceo su tavole di legno, privo di cornice ha dunque una forma lievemente ellittica che indica lo schiacciamento della Terra ai poli e l’allargamento all’equatore come conseguenza della rotazione terrestre. Vi è rappresentata la superficie terrestre allora conosciuta, lasciando pochi spazi a quella marina. Attenendosi alla tradizione classica e medievale, Frate Mauro disegna l’ecumene circondata dall’oceano, con una serie di golfi e rientranze, la maggiore delle quali è l’oceano Indiano inframmezzato da numerose isole e didascalie riferite anche a terre ancora sconosciute. Tra gli aspetti più innovativi nei confronti della cartografia precedente, si rilevano i riferimenti alle genti e alle terre scoperte da Marco Polo.

La tecnica di esecuzione rispecchia quella delle rappresentazioni di pregio sia per l’iconografia, che si richiama alle pale d’altare tardomedievali, sia per la cartografia nautico-terrestre: sono illustrati numerosi castelli, regge, edifici sepolcrali, monumenti, l’arca di Noè, le piramidi, templi, ponti, imbarcazioni, giunche, navi, animali marini e terrestri. Le vignette delle città seguono i modelli cartonautici-terrestri con gruppi di edifici chiusi entro mura turrite sovrastate da bandiere verdi, rosse o blu; per la rappresentazione del rilievo sono privilegiati i colori verde e blu; i corsi d’acqua, alquanto sinuosi, sono in blu, come i mari e i laghi. Per mettere in evidenza i confini politici delle province Mauro ricorre a un simbolo originale: una linea frammezzata da alberelli. La superficie marina è tutta ondosa e coperta di didascalie e iscrizioni, alcune delle quali sono riportate su ritagli di pergamena sovrapposti; inoltre, alcuni cartigli sono privi di scritte, come a significare che l’opera doveva ancora essere completata.

Nei confronti della tradizione classica egli espone i suoi dubbi, come nel caso delle Colonne d’Ercole corredate di una didascalia in cui si può già presagire il declino della figura mitologica: «Io ho più volte aldido da molti che qui è una colona cum una mano che dimostra cum scriptura che de qui non se uadi più auanti. Ma qui voglio che portogalesi che nauegano questo mar dicano se l’è vero quel che ho audito perché io non ardiso affermarlo».

Interessante il disegno del paradiso terrestre, che non può trovare spazio nella rappresentazione del mondo e quindi viene inserito in uno dei quattro angoli del quadrato, quello al Nordest geografico, situato in basso a sinistra dell’osservatore. In un cerchio circondato dalle acque, sopra un lussureggiante giardino chiuso fra mura turrite, il disegno di Dio è separato da quello di Adamo ed Eva dall’albero del male con il serpente ed è custodito da un angelo armato che ne difende l’ingresso; il cerchio è affiancato da una montagna circondata da alberi e lambita da un corso d’acqua, fonte della vita, proveniente dal cerchio.

Negli altri tre angoli sono disegnate le sfere celesti, le maree e le proporzioni relative agli elementi, corredate da lunghe spiegazioni.

Nella puntata di lunedì tre Febbraio duemilaventi, di Note di Viaggio, faremo girare il mappamondo fermandolo a caso e raccontando il paese dove ci saremo fermati. In diretta dalle diciannove su radiogodot

Fonte Treccani

Massi

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